Gli ultimi artisti ad esibirsi nel corso della lunga serata del prossimo 15 aprile saranno proprio loro due, Blatta e Inesha.
Producer e remixer d’alta scuola, Blatta & Inesha hanno imposto a livello internazionale il made in Italy assieme ad altri loro epigoni del calibro di Crookers, Bloody Beetroots o Congorock.
L’idea è di spaccare tutto, così che voialtri possiate agevolmente sbomballarvi sotto cassa senza troppi affanni.
Al resto ci pensano loro.
Devono pensarla così in parecchi vista la quantità di produzioni (su etichette importanti come Kitsune, Dim Mak, Crux, Mental Groove o anche su una major come la Universal) e di remix a cui il duo sta lavorando negli ultimi tempi.
In preparazione della data del 15, quando l’astronave dei Globetrotters sbarcherà a Firenze (astronave che, ricordo, comprende anche Mastino, NightSkinny ed i Videomind!), abbiamo fatto due chiacchiere con Inesha, ecco quello che ci ha raccontato.
Ciao Inesha, dove ti disturbo?
Ciao, nessun disturbo, sono a casa. Sono reduce dal compleanno di Blatta dove sono volate un paio di vodke di troppo.
In questo periodo che state facendo?
Stiamo producendo moltissimo. Abbiamo in uscita 3 o 4 nuovi singoli: uno è uscito l’altro ieri ed è “My lady don’t mind” su Crux Records, ne abbiamo uno in uscita su Warehouse che è “Let’s dance feat Calvertron”, un altro singolo intitolato “Basso Grasso” in uscita su Freakz me out e poi, ma si parla di giugno, un altro pezzo dal titolo “Senegal” che uscirà su Dim Mak. Poi ci sono i remix, ne abbiamo uno in uscita su Universal per i Pink is Punk ed un altro che non ancora però non so dirti dove uscirà.
Per quanto riguarda i remix, che rappresentano una parte copiosa della vostra produzione, come vi muovete? Come scegliete gli artisti con cui collaborare?
I remix nascono da uno scambio. Io remixo te, te remixi me, alla fine è un mondo molto piccolo questo dell’elettro. Ci conosciamo un po’ tutti. Gira e rigira ci facciamo favori a vicenda. Per quanto riguarda il mercato francese abbiamo lavorato con artisti pop ma quelle sono più che altro richieste che arrivano direttamente dai management delle band.
Si parla quindi di rapporti personali.
All’interno dell’ambito dance fondamentalmente sì.
Il modo in cui descrivevi il mondo dell’elettro mi ricorda un po’ il mondo dell’hip hop nel quale tu, peraltro, hai militato non poco.
Più giro più mi rendo conto che questo mondo è davvero minuscolo. Alla fine le scene musicali sono tutte un po’ le stesse, succedono cose belle e cose brutte. Sicuramente tanta gente che oggi produce questa musica proviene da quel background lì.
C’è qualcosa della tua, chiamiamola così, precedente vita artistica che è possibile ritrovare nel suono di Blatta & Inesha? Mi riferisco alla tua esperienza con Alien Army per esempio.
Sia io che Dario (Blatta) ci portiamo dietro il nostro background. Io che vengo dall’hip hop e dall’elettro ho sempre suonato cose come il Miami Bass piuttosto che l’elettro degli anni ’80 e quel suono lì si può sicuramente ritrovare nelle produzioni odierne di Blatta e Inesha. Stessa cosa per Dario, che ha suonato la chitarra per anni in tante band noise.
Credi che abbiate ottennuto più riconoscimento in Italia o all’estero?
Sicuramente all’estero. In Italia, mi dispiace dirlo, ma tutto ciò che è italiano “non è figo”. Difficilmente chi fa musica viene riconosciuto in Italia o, quanto meno, prima fai il botto all’estero e poi ti vengono riconosciuti i tuoi meriti. C’è qualcosa che non va: nel senso, suoniamo più spesso a Parigi che a Roma. Non che la cose mi dispiaccia, sia chiaro.
Quindi ne fai un discorso di esterofilia.
Si assolutamente questo è un paese esterofilo. Qualsiasi cosa arrivi da fuori nei club italiani va bene mentre se sei italiano sei sempre visto di serie b fondamentalmente.
In che percentuale suonate all’estero o in Italia?
Considera qualcosa come 100 date all’estero, 7 o 8 in Italia.
Ne fai parecchie di interviste all’estero? I miei colleghi cosa ti chiedono più spesso?
Mi chiedono cosa vuol dire il nome. Ormai me l’han chiesto talmente tante volte che ho smesso di rispondere seriamente, ogni volta do una risposta diversa. Di solito una minchiata. (ride) Comunque loro, per via anche dei Crookers o dei Bloody Beetroots, sono tutti convintissimi che qui ci sia una scena incredibile. La verità è che oltre agli artisti manca tutto. Tutta la parte di management e di promozione, in particolar modo, in questo paese non c’è. Alla fine mancano anche i locali seri. Quelli dove puoi divertirti e suonare davvero bene saranno si e no 7 o 8.
La collaborazione coi Videomind invece come nasce? Tramite Tayone immagino.
Beh, con Tay e con Paura siamo amici da anni. Anche grazie al periodo Alien Army certo, ma in realtà dopo di quello siamo rimasti in contatto e Tay mi ha mandato i beat di quello che poi sarebbe diventato il disco dei Videomind. Siamo amici, c’è rispetto. Mi è piaciuto molto la svolta elettronica che hanno dato al loro hip hop, una cosa che si fa ovunque tranne che qui.
Preciso. Sai spiegarti il motivo?
Onestamente no e non saprei proprio darti una risposta. La scena hip hop è una scena molto particolare. Dieci anni fa circa c’è stato un punto di rottura, qualcuno ha continuato a fare le sue cose mentre qualcun altro ha preso direzioni diverse.
In tutti i tuoi viaggi all’estero hai trovato qualcosa che ti piace e che qui magari non è ancora arrivato? Qualcosa o qualcuno da segnalare?
Beh direi Boys Noyze, Jan Driver, Gesaffelstain e Mustard Pimp.
Ok, per concludere: cosa si devono aspettare coloro che verranno a sentirvi il prossimo 15 aprile al Viper Theatre di Firenze?
Un gran casino!
Fantastico! Grazie, ci vediamo venerdì prossimo.
Grazie a voi, ciao!
Per maggiori informazioni
www.blattainesha.com
www.myspace.com/blattainesha